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Home Forum | UraniaMania Forum... | Collabora con UraniaMania | Discussione: UN'IDEA... «prec succ»
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  Autore  Discussione: UN'IDEA...  (letto 858 volte)
doralys


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UN'IDEA...
« data: 01 Ottobre 2006, 11:30:31 »
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Ciao ragazzi!

visto che UM è in un momento di riflessione vogliamo rilassarci un pochino?
Molti di noi sono padri e nonni e a loro chiedo: quali fiabe raccontate ai vostri bimbi la sera per farli addormentare?
Le solite? Cappuccetto Rosso e Biancaneve? Avete mai trovato nei libri per i più piccini fiabe a tema FANTASCIENZA?
Se ce ne sono sono pochine, vero?
E allora che ne direste di scriverne una? Forza, che con tutta la fantascienza che avete letto e con l'amore che provate per i vostri bimbi certamente sapete farlo!
Sono aperte le iscrizioni al primo concorso di FIABE di FANTASCIENZA per PICCOLI UMANIACI! "Una fiaba per Natale". Postatele qui in forum e se saranno molte gli altri iscritti potranno commentarle e poi magari le radunerò in un ebook, come faccio per tutto quello che merita di non essere dimenticato.

Basta polemiche voglio FAVOLE!


Doralys
« Ultima modifica: 26 Novembre 2006, 09:57:21 di doralys » Loggato
doralys


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Re:UN'IDEA...
« Rispondi #1 data: 16 Novembre 2006, 18:48:50 »
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Ragazzi e ragazze, per Natale me la regalate 'sta favola?
Sono sicura che ne avete nel cassetto, che la raccontate ai vostri nipotini la sera...
Avanti, non deve essere lunghissima, quel tanto che basta per far addormentare un bimbo.
Io aspetto...
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Den Heb


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Re:UN'IDEA...
« Rispondi #2 data: 25 Novembre 2006, 08:34:15 »
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      E' un peccato che questo lodevole thread di Doralys stenti a decollare. Francamente a me favole di fantascienza non ne vengono in mente, a meno che parliamo di fantasy e allora non c'è che l'imbarazzo della scelta. Doralys ha ragione; se leggiamo e collezioniamo fantascienza cosa ci impedisce di scriverla anche? Dopo Gundam 70 ci provo io, sperando che qualcuno segua...

      C'era una volta un bambino molto curioso. Voleva sapere il come e il perché di ogni cosa e teneva gli occhi rivolti al cielo tutte le volte che poteva. Guardava le stelle e non si accontentava mai delle risposte che gli davano papà e mamma. "Si, ma cosa sono le stelle? Come le hanno fatte? Come sono state messe lì? Come fanno a non cadere?". Chiedeva sempre tutte queste cose ed altre ancora e le spiegazioni non gli bastavano mai. Il suo più grande desiderio era quello di stare sul balcone di casa, in braccio alla mamma, a contemplare le sue amate stelle. Non sempre ciò era possibile e in alternativa si accontentava di scrutare il cielo attraverso i vetri della finestra della sua cameretta.
      Una bellissima sera d'estate mentre era intento a guardare l'incomparabile spettacolo della via lattea, in modo spontaneo quanto veloce, puntò il suo piccolo dito indice della mano destra in direzione di una stella e disse forte: "Voglio andare lì vicino a guardare cosa c'è ma se non mi piace voglio tornare subito qui". Immediatamente scomparvero tutte le stelle che guardava, non c'era più la sua finestra e niente di tutto ciò che conosceva. Si trovava in uno strano posto tutto sabbia, c'era sabbia dappertutto. Cercava il mare ma non c'era che sabbia e fin dove il suo sguardo arrivava. C'era inoltre poca luce. Ebbe tanta paura e cominciò a piangere ma quasi immediatamente la sua innata curiosità ebbe il sopravvento. Alzò gli occhi al cielo e la paura tornò improvvisa: alti nel cielo c'erano due oggetti quasi simili al sole, uno che emanava una fioca luce arancione e l'altro più piccolo e quasi nero. Quel posto non gli piaceva e subito disse gridando: "Voglio tornare a casa". Immediatamente si ritrovò nella sua cameretta e con tutte le cose che conosceva.
      Subito la curiosità tornò in lui improvvisa e di nuovo puntò il suo piccolo dito in una direzione diversa dalla prima e disse: "Voglio andare lì vicino a guardare cosa c'è ma se non mi piace voglio tornare subito qui". Si ritrovò in un posto completamente diverso dal primo. C'era una strada davanti a lui e c'erano delle case basse molto piccole e delle cose che spuntavano dai lati della strada e che sembravano alberi ma non potevano essere alberi perché erano gialli, gialli come le case, come le strade e come tutto ciò che vedeva. Alzò gli occhi al cielo e vide, attraverso le nuvole, il sole che era enorme, molto più grande di quello che conosceva. Fu costretto ad abbassare lo sguardo perché gli occhi gli facevano troppo male e si mise a gridare e si affrettò a dire: "Voglio tornare a casa". La sua finestra era come l'aveva lasciata; le stelle erano sempre sopra la sua testa e la mamma era sempre in cucina a preparare la cena.
      La paura gli passò e come sempre la curiosità di vedere cose nuove ebbe la meglio. Puntò il dito verso una stella piccolissima, appena visibile, proprio davanti a lui, molto bassa nel cielo: "Voglio andare lì vicino a guardare cosa c'è ma se non mi piace voglio tornare subito qui". Questa volta ebbe l'impressione che il gioco non avesse funzionato perché ciò che lo circondava era molto simile al parco dove il padre spesso lo portava. C'erano alberi verdi e stradine, tantissimi viottoli e sentieri tortuosi da tutte le parti. Ma non c'era nessuno. Ma no... là in fondo c'era qualcosa... C'era un... orsacchiotto. Gli venne in mente un orsacchiotto perché somigliava vagamente a quello che lui aveva nella sua cameretta ma questo si muoveva ed era più piccolo e... veniva verso di lui... Si fece forza, decise che questa volta sarebbe stato più tempo in quel luogo. L'orsacchiotto oramai era vicino a lui e faceva degli strani versi. Ogni tanto si fermava, piegava la testa da un lato e stava zitto. Era come se volesse chiedergli qualcosa. Si fermò vicinissimo a lui e il bambino non resistette alla voglia di toccarlo con la sua piccola mano. La pelle era morbida e il pelo liscio e piacevole al tatto. Ci giocò un poco. Il bambino intravide altri movimenti dietro quel suo amico e si accorse che pian piano altri di quegli esseri si avvicinavano a loro. Erano tantissimi, arrivavano molto lentamente ma da tutte le parti. L'orsacchiotto smise di giocare con lui e cominciò a litigare con alcuni dei suoi simili e non smetteva di emettere quegli strani suoni diventati striduli. Sembrava volesse difenderlo. Altri orsacchiotti l'aiutavano, erano una decina che si erano messi tra lui e la marea degli altri che si avvicinavano minacciosi. Le unghie di un assalitore riuscirono a filtrare attraverso i difensori e gli sfiorarono una gamba. Il primo orsacchiotto non si muoveva più e il bambino si convinse che fosse morto. La paura ebbe il sopravvento sulla curiosità e urlò: "Voglio tornare a casa". La sua casa e le stelle sopra la testa lo accolsero.
      La mamma lo chiamava per la cena. Ancora spaventato si toccò la gamba: i suoi pantaloni erano strappati all'altezza del colpo ricevuto di striscio dall'orsacchiotto cattivo e sotto si vedevano i segni dei graffi delle unghie. Decise di non dire niente alla mamma: non l'avrebbe creduto; nessuno l'avrebbe creduto. Promise a sé stesso di studiare ed essere un bravo scolaro e di trovare il modo, da grande, di tornare in quei luoghi tanto strani che aveva visto per così poco tempo.
             Den Heb
« Ultima modifica: 25 Novembre 2006, 12:10:33 di Den Heb » Loggato
La distinzione fra passato, presente e futuro è solo un'illusione, anche se ostinata.
      Albert Einstein
doralys


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Re:UN'IDEA...
« Rispondi #3 data: 25 Novembre 2006, 10:11:33 »
Cita

avevo risposto qui stamattina ma evidentemente ero ancora addormentata e non ho dato invio...
ripeto:

grazie Deneb per la bella fiaba, leggendola anche io ho visitato le stelle insieme al bimbo curioso.
Copio il testo nel thread "una fiaba per Natale"di seguito a quella di Gundam e in attesa di altri contributi.

Dory


P.S. bellissimo il verso di Dante che hai messo nella firma...
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