Huck, per errore trasmutato nel microbo del colera Bkshp, si ritrova a compiere un viaggio di 3000 anni microbici -poche settimane su scala umana - all'interno del barbone Blitzowski, vero e proprio Corpo Astrale, come ognuno di noi lo è quotidianamente e spesso inconsapevolmente, per batteri, germi, bacilli, virus e microbi d'ogni sorta che lo abitano, in una complessa e articolata società. E «poiché l'uomo e il germe non sono fondamentalmente diversi l'uno dall'altro», nella descrizione di questo mondo microscopico non si tarderà a riconoscere il doppio speculare di quello umano, in quella che - con tutta la comica precisione e l'ironica acribia del miglior Twain - può essere considerata una vera e propria relazione etnografica, nella quale, mentre si descrive e analizza quel mondo in miniatura, si restituisce al contempo e come in una cartina di tornasole quello macroscopico umano. Si assisterà allora al dispiegarsi delfiniera mosaico di cerimonie, gerarchie, difetti e torti che strutturano la società, con la Repubblica di Getrichquick [Arricchitevi-in-fretta] che fa la guerra e annette i «barbari nativi bacilli incivili»; col Regno degli Henry che estende i suoi domini per mezzo di ogni forma di massacro, ma in nome dell'«Assimilazione Caritatevole»; con le gerarchie nobiliari dei sommi virus, i Maligni, quali peste e colera, e di quelli appartenenti alle classi subalterne, i Benigni, a cui è riservata la stessa sorte che gli uomini riservano ad un pollo arrosto. Il lettore sarà poi ancora travolto dall'avidità di potere e di ricchezza dei singoli e dall'invidia dei molti, studiati attraverso un caustico trattateli di economia monetaria; ma anche dalla curiosità, la sete di conoscenza e la diffidenza verso gli Infiniti Mondi dell'infinitamente grande macrocosmo da un lato («perché oltre a Blitzowski», assicura Bkshp agli increduli microbi, «vi sono altri pianeti nell'Universo»), e dell'infinita-mente piccolo microcosmo dall'altro (perché anche i virus e i batteri hanno a loro volta i propri virus e batteri...). Tutto questo e molto altro, in un'opera capace di coniugare l'acredine della satira swiftiana al romanzo fantascientifico e alla traboccante fantasia stilistica degna di un Laurence Sterne e precorritrice di James Joyce, in cui la vena cinica e il comico spietato di Twain, trovano la loro definitiva e ultima cifra. Un sunto pubblicato postumo, col suo implacabile e conclusivo bilancio, come tutti i testamenti che si rispettano.
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