Perfino a Bencolin, abituato a ogni sorta di efferati delitti, quattro armi sembravano troppe per far fuori un'unica persona, il veleno per stordire, il rasoio per tagliare, il pugnale per ferire, la pistola per uccidere... Certo, ricostruito in questo modo, il delitto appariva una grande stupidaggine, una bêtise. E cosa dire, poi, di quell'altra idiozia (chi era quel sot, quello sciocco che l'aveva tirata fuori?), « quattro armi quattro assassini; matematica, caro mio, matematica! ». Come se quella casa da gioco dove interi patrimoni passavano da un casato all'altro non c'entrasse in qualche modo col delitto. Già, ma in che modo? E poi non era facile rimestare in quel fango di lusso dove i diplomatici si confondevano coi miliardari, mentre i segretari al ministero degli Esteri andavano in coppia con le poules d'alto bordo. Ma cominciamo dall'inizio. Quel pomeriggio, Henry Bencolin...
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