Il giorno dei Trifidi "L'ora dei Trifidi" scrive un illustre critico che lesse questo primo romanzo di Wyndham in manoscritto "è un libro del tipo di quelli che assicurarono la celebrità al giovane H.G. Wells, e che da allora sono sempre stati imitati senza successo. Il fallimento degli imitatori fu determinato da errori che John Wyndham è riuscito ad evitare". La storia che Wyndham ci racconta è, sì, fantastica e immaginosa come tutte quelle che fanno parte del repertorio di Wells; il suo pregio però deriva non solo dal vivido potere d'immaginazione dell'autore, ma soprattutto dalle sue alte doti di scrittore, dall'abilità con cui è riuscito a rendere scientificamente credibili le stranezze della sua storia e a popolare di caratteri vivi e reali l'assurdo sfondo su cui essa si svolge. I trifidi, strane piante malaugurate, originariamente sviluppate per la loro possibilità di fornire oli di prima qualità, erano un prezioso patrimonio per il genere umano; e tali rimasero fin tanto che le condizioni permisero all'uomo di esercitare il loro primato. Ma quando un improvviso disastro privò gli esseri umani del solo dono che assicurava loro questo primato, la vista, i trifidi, in tenace agguato, divennero una vera e spaventosa minaccia. Quel che accadde allora è raccontato qui da uno dei pochi fortunati che scamparono al disastro.
Il risveglio dell'abisso La maggior parte del globo è ricoperta dalle acque di oceani e mari, pullulanti di forme di vita innumerevoli. In ogni oceano, il fondo, tra montagne altissime che tuttavia non sempre riescono a raggiungere la superficie, spesso sprofonda in abissi tenebrosi, che scendono a volte fino a dieci, undici chilometri dalla superficie dell'acqua: le cosiddette "fosse abissali". Nel mistero di questi abissi si celano forme di vita inimmaginabili, assurde, intelligenti. Alla pressione inconcepibile di tonnellate e tonnellate per centimetro quadrato, queste forme tramano, e si accingono a compiere, la conquista delle terre emerse. Quali sono queste forme atroci, intelligenti, spietate? E' un mistero. Donde provengono? Il professore Bocker non esclude che la sostanza originaria della loro vita tragga origine, attraverso gli spazi interplanetari, da qualche pianeta ove la norma della esistenza esige pressioni paragonabili a quelle presenti sul fondo delle nostre fosse abissali. E a poco a poco la conquista del mondo civile si svolge con lenta, spietata precisione. L'orrore si diffonde tra gli uomini, ogni giorno più preda dell'Abisso. L'Abisso si ridesta. Distrugge ogni giorno decine di migliaia di esseri umani fra strazi indicibili, e non ha volto, non ha nome, perché gli strumenti della sua distruzione sono inesplicabili e misteriosi quanto la mente che li dirige. Poi, lentamente, tutti i ghiacci delle regioni polari si sciolgono, il livello di tutti i mari sale di quaranta metri e l'agonia degli uomini ha inizio. Ma gli uomini hanno inventato frattanto una bomba.. ultrasonica! E forse il mondo si salverà.
I figli dell'invasione Come vi comportereste in caso di invasione interplanetaria? La risposta piú logica, piú spontanea a una domanda del genere è: "Ci difenderemmo". Ma se non si trattasse di un'invasione armata? Se fosse qualcosa di molto piú sottile, qualcosa congeniata in modo da non potervi riconoscere gli elementi di un'invasione? Trovandoci di fronte a un disco volante e a un gruppo di creature evidentemente non umane, è facile trarre le conclusioni: si tratta di un disco volante e di un gruppo di extraterrestrí, Marziani o Venusiani o Mercuriani. Oppure stiamo sognando, e una volta che ci saremo schiarite le idee disco e Marziani saranno scomparsi. Ma se incontriamo un bambino uguale a ogni altro? Anche se notiamo che ha degli strani occhi, tutto ciò che possiamo dire è: «Toh, che occhi strani ha quel bambino! », ma non andiamo certo a pensare che sulla nostra razza incombe una minaccia spaziale. E' proprio una cosa del genere che succede a Midwich, un piccolo villaggio inglese dall'aria addormentata, i cui abitanti vivono una vita tranquilla, senza emozioni e senza scosse, un giorno dopo l'altro, un giorno uguale all'altro, fìnché...
Chocky Si sa che quasi tutti i bambini, oltre a parlare seriamente con bambole e orsacchiotti, s'inventano volentieri dei compagni immaginari coi quali dividere i loro giochi. Sono, volta a volta, cow-boy, pirati, maghi, moschettieri, giocatori di foot-ball, o semplicemente altri bambini (di solito più piccoli) da strapazzare e sgridare a piacere. Ma il padre del dodicenne Matthew, protagonista di questo romanzo, del celebre creatore dei Trifidi, nota con una certa perplessità che l'immaginario amico di suo figlio non cambia mai. Chocky, invisibile, è sempre presente, mattino, pomeriggio e sera, segue Matthew a scuola, lo accompagna in vacanza, lo disturba mentre studia, lo ossessiona con mille difficilissime domande, gli insegna un suo bizzarro sistema di calcolo, gli suggerisce inquietanti disegni. È il caso di chiamare uno psichiatra? O l'onnipresente Chocky è qualcosa di più, di diverso, da una fantasticheria di bambino troppo nervoso?
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