Il romanzo Henderson il re della pioggia (Henderson the rain king, 1959) inaugurò inaspettatamente una esuberante fantasia allegorica, centrata sul personaggio di un nordamericano delle classi alte che si reca in un'Africa immaginaria alla ricerca di verità elementari sul mondo e su sé stesso.
"Ci vorrà ancora tempo" scrisse E.L. Doctorow "per valutare la profonda influenza che Bellow ha esercitato sugli scrittori della mia generazione. Io credo che sia stato l'anello che ha collegato la letteratura della generazione di Faulkner, Hemingway e Fitzgerald con gli scrittori che si sono affermati dopo la seconda guerra mondiale". Premio Nobel per la letteratura nel 1976, Saul Bellow ne "Il re della pioggia" racconta la vicenda di Eugene Henderson, un americano che, giunto a cinquantacinque anni pieno di donne, di figli e di denaro, fugge nel cuore dell'Africa alla ricerca di verità elementari sul mondo e su stesso: ne emerge un ritratto fortemente comico, ma insieme inedito e corrosivo, del tradizionale "innocente" americano, a formare un classico della letteratura di tutti i tempi.
"Perché ho fatto questo viaggio in Africa? La spiegazione non è semplice. Le mie cose andavano sempre peggio e a un certo punto erano diventate un viluppo inestricabile. Se ripenso alla mia situazione all'età di cinquantacinque anni, quando comprai il biglietto, vedo solo dolore. I fatti mi si affollano addosso, sì che ne avverto l'oppressione sul petto. Irrompono in fretta disordinata: i miei genitori, le mie mogli, le mie ragazze, la mia fattoria, i miei animali, le mie abitudini, i miei soldi, le mie lezioni di musica, i miei denti, la mia faccia, l'anima mia! Ed io urlo: «No, no, via maledetti, lasciatemi stare!». Ma non possono lasciarmi stare. Fanno parte di me. Son cose mie. E mi si ammucchiano addosso da ogni parte. E ne viene il caos. "
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