Pensieri, racconti, illuminazioni, storie fantastiche, exempla, parabole. La politica, la cronaca, i sogni del Premio Nobel portoghese. L'autentico vivaio per i futuri grandi romanzi: «Là dentro c'è già tutto».
Che Saramago sia uno straordinario inventore di storie, lo mostrano appunto già le cronache, suo primo, pieno e regolare esercizio della prosa. È quello delle cronache un universo tematico senza frontiere, dove in filigrana si scorgono nella loro figurazione embrionale personaggi, situazioni, immagini, colori, fantasie, linguaggio, inventiva, ironia, dei suoi romanzi a venire. È lo stesso autore, del resto, ad affermare che «Está lá tudo», ovvero il cammino percorso nei romanzi che lo faranno scrittore internazionalmente famoso è tutto tracciato in quelle lontane microstorie. Saramago penetra nella realtà delle cose come se si immergesse in un fluido resistente, avvertendone le asperità e le dolcezze; ne insegue, lui che ha per «dovere e vocazione di negare l'insignificanza», un senso - il senso -, lottando contro le correnti dell'abitudine e del preconcetto, riservando alle cose, sempre, «un'attenzione morbosamente acuta». È questo, in fondo, lo spirito che informa il caleidoscopico mondo delle cronache, un mondo dove i fili del presente si intrecciano con un passato mai perso, dove la rappresentazione simbolica trascorre nella concretezza cronachistica o nel pathos memoriale, e si scopre con emozione, commozione, stupore, godimento che «il mondo e quanto esso contiene non è poi quel poco che la gente crede».
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