«La nostra popolazione invecchia sempre piú, questo è un dato molto confortante. Ma anche, per certi aspetti, sconfortante. Perfino, in prospettiva, terrificante. È un fenomeno portentosamente mondiale, l'invecchiamento umano, e moderno come l'Informatica, mentre al tempo della Dogmatica si campava pochissimo e si moriva circondati da candele, senza il conforto della lampadina da cento watt. I maiali no. Seguitano a campare all'incirca come nel Medioevo, per loro il Medioevo non è mai finito e figuriamoci se mai avranno un Rinascimento. L'Umanesimo ha stravinto, il Maialesimo è rimasto quello dei tempi di Carlo Magno, un fenomeno insignificante». Cosí Ceronetti inizia un racconto di questa sua nuova raccolta di Deliri: un incipit irresistibile per l'ironia con cui viene trattata la presunzione dell'uomo, il suo collocarsi al centro di un universo che invece a malapena, e non si sa per quanto, lo tollera. Un altro racconto descrive la reazione del villaggio mongolo di Kakimba alla notizia che il gigantesco asteroide Minchio 70 sta per entrare in collisione con la Terra. Mentre nel resto del mondo il panico domina e folle intere attutiscono la paura con farmaci e alcol, oppure si danno a crimini di ogni specie nelle battaglie per guadagnare ipotetici rifugi, l'intero villaggio di Kakimba accetta l'ineluttabile fatalità cosmica senza un gemito né un rimpianto. E tutti i suoi abitanti vengono colti dalla deflagrazione finale nel pieno delle loro normali occupazioni. La considerazione conclusiva di chi (extraterrestre o fantasma) commenta gli eventi molto tempo dopo l'accaduto è la seguente: «Dell'uomo, noi ricorderemo soltanto la perfezione dei mongoli di Kakimba, e pochi, pochissimi altri momenti, d'Oriente e d'Occidente, della sua ingloriosa storia». Il non convenzionale moralismo di Ceronetti si dipana, racconto dopo racconto, anche su storie più quotidiane, come l'impossibile ricerca di un negozio chiuso in qualsiasi stagione dell'anno o le mortifere peripezie dei Golosoni, dolci reciprocamente regalati/imposti sotto Natale a chi non ne vuole sapere di mangiarli. Il risultato è un nuovo, composito, vivificante sfogo narrativo di un grande scrittore che svela la modernità come un re nudo.
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