Io sono Helen Driscoll Richard Matheson è uno dei più "grandi esploratori" della fantascienza, di cui ha percorso, senza mai ripetersi, tutti i campi possibili. Le sue storie sempre memorabili hanno affrontato ogni volta un tema diverso: dal falso robot di "Acciaio" al povero mostro di "Nato d'uomo e di donna" ai terrificanti infra-terrestri di "Su dai Canali": dalla quarta dimensione di "Bambina perduta" e dalla satira sessuale di "Fenomeno culturale" alla tragedia atomica di "Regola per sopravvivere" e alla spietata, raccapricciante sociologia dell'"Esame"; dai fenomeni di veggenza dell'"Uomo delle domeniche" al Duello tra auto e camion dell'omonimo capolavoro del regista Spielberg. In questo, che è uno dei suoi rari romanzi "lunghi", egli ci dà un'altra prova del suo genio per le evocazioni inquietanti, angosciose, e tuttavia sempre calate nella realtà del nostro tempo.
Il grande contagio Come i trifidi di Wyndham, questo inarrestabile contagio di Maine è uno dei classici del naturalismo fantascientifico inglese: una di quelle magistrali e paurose cronache dove tutto è quotidiano, riconoscibile, vero, anche se fin dall'inizio entra in scena un elemento imprevisto che sconvolge la vita di tutti e finisce per gettare la società nell'anarchia più completa e selvaggia riducendo uomini e donne a bestie impazzite dal terrore che lottano per sopravvivere.
Le fantastorie del Brigadiere L'antica istituzione anglosassone del club ha dato vita a un'altra istituzione altrettanto solida: il narratore di club, ossia il socio che accanto al camino, con un bicchiere di Porto in mano, racconta le sue avventure di caccia e di guerra. Questa cornice, che è poi la stessa del Decamerone e che e stata utilizzata da innumerevoli scrittori in ogni paese e in ogni secolo, viene qui felicemente ripresa per introdurre i lettori-ascoltatori nelle pieghe ambigue e agghiaccianti del soprannaturale. Il brigadiere Ffellowes (nell'esercito inglese il grado e una via di mezzo fra colonnello e generale), ex ulficiale del Servizio Segreto di Sua Maestà Britannica, ha molto viaggiato e molto visto. Ma la sua voce tranquilla, il suo stile pacato, non sono che un espediente per meglio terrorizzare l'auditorio: i suoi strani incontri, le sue misteriose "conoscenze", i foschi enigmi da lui disseppelliti nei quattro angoli del mondo, costituiscono una delle più belle raccolte del genere dopo i Racconti Straordinari di E. A. Poe.
I mercanti dello spazio Quando questo romanzo fu scritto, nel 1962, la maggior parte degli italiani "abbienti" andava in giro in 600 o in scooter, e dei supermarket si parlava come di una novità sospetta. Oggi, che siamo passati anche noi per il grande carnevale consumistico, di cui anzi le luci cominciano qua e la ad affievolirsi, le grottesche anticipazioni di Pohl e Kornbluth acquistano, col senno di poi, un valore veramente classico. La forza del libro sta senza dubbio nella sua incalzante vivacità di ritmo e di ricchezza di sorprese; ma più ancora nell'aver evitato le facili prediche, le invettive, i vacui moralismi. Pohl e Kornbluth - è questa la loro geniale intuizione satirica - non gridano "al lupo!" ma cedono la parola al lupo stesso, cioè a Mitchell Courtenay, alto funzionario di un'onnipotente agenzia pubblicitaria, contentissimo di sè, del suo lavoro, della sua vita, perfettamente integrato nel "sistema". E stanno a vedere quello che gli succede.
|