In questo romanzo, che conclude la "trilogia della frontiera", McCarthy riunisce i protagonisti dei due libri precedenti: così John Grady Cole e Billy Parham, dopo i vagabondaggi e le esperienze iniziatiche di Cavalli selvaggi e Oltre il confine, si trovano a lavorare insieme in un ranch fra il Texas e il Messico. La vita dei due ragazzi si svolge tra l'addestramento dei cavalli, la difesa del bestiame degli animali selvatici, le serate sotto le stelle ad ascoltare i racconti dei vecchi cowboy, le bevute al bar, gli intrattenimenti al bordello cittadino. E proprio al bordello, una sera, John Grady incontra una sedicenne bella e triste che gli cambia la vita e trasforma il romanzo in una potente storia d'amore. Tra lui e il messicano Eduardo, cinico protettore -filosofo, legato alla ragazza da motivi di interesse ma anche da una passione non meno assoluta di quella di John Grady, si instaura un conflitto che prende varie forme e si concluderà in un duello dai toni nello stesso tempo iperrealistici, epici e matafisici. Città della pianura è un romanzo che parte dove Cavalli selvaggi e Oltre il confine arrivano, e non solo per la trama. Il sogno della frontiera è diventato la realtà della frontiera, il confronto con l'altro, così diverso da noi ma anche così uguale. Stati Uniti e Messico, John Grady ed Eduardo, due culture, due stili di vita e visioni del mondo, ma gli stessi desideri e lo stesso tragico destino. In un West sempre più al crepuscolo (siamo nei primi anni Cinquanta e il ranch dove lavorano John Grady e Billy sta per essere espropiato dallo Stato) la natura splendida dei primi libri di McCarthy sembra essere domata come un cavallo "difficile", ma esplode fuori e dentro i protagonisti, e ancora una volta si dimostra spietata.
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