| Voto: 6.50 |
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| Voto: 7.00 |
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E poco importa se una volta tanto ho dovuto leggere un libro cartaceo anzichè elettronico: le atmosfere oniriche, le mostruosità terrestri o extraterrestri, le maledizioni ancestrali, le reminiscenze e le divinità dimenticate che scaturiscono dalla penna dell'autore pagina dopo pagina, hanno reso meno gravoso lo sforzo di girar pagina e ugualmente piacevole il titanico sforzo di leggere caratteri che non si possono ingrandire a piacimento.
Semplicemente fantastici i racconti "Il piccolo popolo" e "I figli della notte" in cui il protagonista si trova a rivivere esperienze del passato che lo aiutano a comprendere le sensazioni del presente.
Altra menzione speciale per "Il serpente del sogno", in cui Howard è riuscito a rendere quasi tangibile il senso di angoscia derivante da un incubo, un po' come riuscì a fare Lovecraft nell'incompiuto "L'antica gente dei monti".
Meritano infine menzione per la loro atmosfera cupa e per il senso di paura che ispirano anche "La pietra nera", "La cosa sul tetto" e "L'orrore nel tumulo", ma, ad onor del vero, nessun racconto è deludente e tutti hanno un qualcosa di speciale.
E così, dopo Robert Bloch e Abraham Merrit, un altro epigono di Lovecraft riesce a colpirmi scrivendo storie che, in qualche modo, rielaborano le tematiche originariamente proposte dal grande di Providence.
Bravo Howard e brava Urania che finalmente ha pescato un bel titolo per la collana Horror!