26 Gennaio 2016, 19:37:15Commento scritto da grifone58
Voto: 7.00
Buon romanzo apocalittico, copertina splendida
 
27 Novembre 2015, 18:27:30Commento scritto da Free Will
Voto: 8.50
Ovviamente tutti ricordano il film con Gregory Peck, Anthony Perkins e Ava Gardner tratto da questo libro, scritto in piena guerra fredda, da un uomo non più giovanissimo, che morì solo tre anni dopo. Il clima della fine degli anni 50 e primi anni 60 era proprio quello della paura della guerra atomica totale che avrebbe sterminato la vita sulla Terra. Anche nei decenni successivi, ogni tanto questo tema riappare (basti pensare, per esempio, al film "war games" e tanti altri). Stranamente oggi si ha più paura del terrorismo, che apparentemente produce "poche" vittime e che, nonostante la paura conseguente ai vari attentati, e certamente il cordoglio e la tristezza infinita per i morti innocenti, non ci fa riflettere sul fatto che proprio oggi il pericolo dell'apocalisse finale è più elevato: basta pensare a chi possiede le atomiche, alle scaramucce mascherate con frasi diplomatiche e soprattutto alla sottovalutazione del problema contingente e dei suoi inevitabili effetti a cascata.
Per quanto riguarda il libro di Shute, sappiamo già dalle prime righe come andrà a finire, eppure si spera sempre fino in fondo in un happy end. E' un po' come la reazione che hanno i vari personaggi che, seppure rassegnati, continuano la loro vita normale (nei limite del possibile, con la mancanza di molte risorse), facendo finta che la vita proseguirà ancora negli anni a venire. Quasi tutti continuano a svolgere le loro attività e, nel caso dei militari, ad adempiere al proprio dovere, anche verso Paesi che non esistono più. Certo qualcuno si concede qualche sfizio in più, cercando di godere in qualche modo i suoi ultimi giorni, ma nessuno impazzisce o commette azioni irresponsabili: è l'esatto contrario di quanto avviene nel libro "The Dome" di Stephen King, dove si assiste ad un impazzimento generale. Ecco quindi che con i nostri occhi "moderni" che purtroppo ne hanno viste tante, il comportamento dei personaggi di Shute ci appare innaturale. Ma almeno è rilassante, un po'come stare su una sedia nel portico a contemplare il tramonto, magari (per chi lo apprezza) con un bicchiere di alcol in mano. Il romanzo è tutto un ossimoro: ottimismo nonostante tutto, nonostante il fatto che la fine viene dichiarata esplicitamente. Per me è poesia e nonostante la tristezza, il cuore può trarne beneficio.  
 
05 Ottobre 2015, 19:19:22Commento scritto da doge
Voto: 6.00
Devo dire che la prima metà del libro mi ha annoiato on poco,un sacco di descrizioni di cosa succede ai vari protagonisti,lui dice a lei e lei risponde etc etc etc...sembrava non finisse mai.Pian piano finalmente si parla e diventa più ''reale'' il problema delle radiazioni e il romanzo prende forza...alla fine ti affezioni ai personaggi che conosci cosi bene(e come non potresti..)e ti dispiace che tutti muoiano(perchè no,assolutamente nessun lieto fine o 'deus ex machina') ma,come dice uno dei protagonisti alla fine..evidentemente l'uomo se l'è meritato...
Lo definirei più un romanzo psicologico che fantascienza..e anche qui,lascia il tempo che trova...se conoscesse bene le persone(australiani compresi) dubito che di fronte alla fine del mondo,per quanto preannunciata,la gente risponderebbe in questo modo,anzi!
Non l'ho trovato un granchè...dò la sufficienza,voto:6
 
13 Luglio 2015, 05:52:18Commento scritto da nickel
Voto: 7.00
Non so come definirlo, si presenta come semplice eppure è epico.
 
02 Giugno 2015, 09:58:50Commento scritto da antosimov
Voto: 6.50
Un romanzo che risente delle paure dell'epoca. Alcuni particolari sono superficiali : a) guerra atomica scoppiata per colpa dell' Albania. b) reazioni non credibili in un mondo dove tutti stanno per morire.
Nonostante questo mi sento di dare la sufficienza perché i personaggi sono ben definiti, il clima generale ben descritto. la trama ben costruita.
Sconsigliato per chi non è sereno e felice.  
 
01 Giugno 2015, 22:32:43Commento scritto da maxpullo
Voto: 8.00
Triste, bello e triste: il poema degli ultimi giorni dell'umanità condannata narrato attraverso le piccole, inutili, meravigliose azioni quotidiane di circo di personaggi semplici ed assolutamente ben disegnati.
Non ci sono eroi sopra le righe o comandanti di ferro che traggono in salvo i superstiti: ci sono solo uomini che giorno dopo giorno vivono in sospeso, attendendo l'inevitabile epilogo, correndogli incontro, sfidandolo e godendo di quella meravigliosa capacità umana che è il riuscire ad escludere il futuro, concentrandosi sul presente...
Quello che mi ha sorpreso di più nell'opera è che non vi sia tra i protagonisti alcuna ballardiana perdita di senno: nessuno di loro, infatti, finisce per rifugiarsi nella follia di fronte al destino crudele; qualcuno sfida la morte correndo sui pochi bolidi sopravvissuti alla catastrofe ed alla carenza di carburante, qualcun altro si concede una sbornia in più; ma tutti mantengono una lucidità ed una compostezza al limite dell'impossibile.
Ed è proprio questa mancanza di follia, di spudorato terrore di fronte alla morte e di rabbia inutile ma doverosa verso l'ineluttabile finale, che rappresenta a mio modesto parere il peggior difetto del romanzo: non c'è irrazionalità nella tragedia e tutto si consuma in maniera "normale", senza che nessuno si tolga la maschera che la società gli impone, nemmeno negli ultimi istanti.
C'è troppa compostezza, troppa poca umanità in questa mancanza di ribellione ed è questo un qualcosa che mi impedisce di sbilanciarmi troppo nella valutazione: ma il dramma della famiglia con la neonata e la sfortunata "amicizia" dei due protagonisti sono storie con la S maiuscola che toccano corde profonde dell'animo e fanno riflettere su come sarebbe insensata una vita in cui la fine sia già scritta e conosciuta. La frase "spes ultima dea" acquista allora un senso tutto nuovo e ci fa rendere conto che è proprio l'incertezza del futuro, assieme alla nostra capacità di costruirlo giorno dopo giorno, che danno un senso alla vita e la rendono degna di essere vissuta.
Gli manca qualcosa per essere davvero eccellente, ma per me è un capolavoro.
 
20 Maggio 2015, 10:14:13Commento scritto da Arne Saknussemm
Voto: 7.50
"L'Ultima Spiaggia" risente pesantemente del clima post seconda guerra mondiale e delle paure che si concretizzavano negli anni della guerra fredda ed è uno dei più classici esempi di romanzi post-atomici.
Nevil Shute ci presenta una serie di bei personaggi, ben descritti, tridimensionali... un campionario di umanità varia.
Ed è semplice trovarne uno tra loro nel quale immedesimarsi.
Il "mio" personaggio è senza dubbio il tenente Peter Holmes della Regia Marina Australiana, un giovane ufficiale appena sposato e con una bimba di pochi mesi.
Seguendo i personaggi australiani ci angosciamo (perchè non mancano i momenti fortemente tragici) e ci emozioniamo nel riscoprire la psicologia umana e la forza che ognuno di noi può trovare dentro di sè, guidati da un fine osservatore dell'animo umano qual'è Shute (che in certi momenti mi ha fatto pensare al Bradbury de "L'Estate incantata" per la meticolosa osservazione e descrizione di piccoli dettagli che celano grandi sentimenti, per la prosa calda e poetica, sebbene più "concreta" rispetto a quella di Bradbury ).
Ma le poche pagine nelle quali si racconta delle missioni dello Scorpion, in ricognizione in un pianeta deserto, sono a mio avviso le più forti.
Ovviamente oggi, a distanza di quasi 60 anni da quando il romanzo fu scritto, lo scenario geopolitico è completamente differente, ma la catastrofe è sempre dietro l'angolo e tutti noi viviamo una costante angoscia, alla quale alla fine ci si abitua, legata all'instabilità politica del nostro pianeta, al disastro ambientale incombente, all'impoverimento delle risorse, all'inquinamento, alla regressione della nostra società, alla corruzione, all'instabilità, al menefreghismo, all'ignoranza, all'avidità, alla solitudine nella quale spesso ci si ritrova...
Osservare il mondo senza più alcuna traccia di vita, attraverso gli occhi dei membri dell'equipaggio dello Scorpion, è davvero angosciante; la rabbia e la frustrazione si sono impadronite di me, un senso di impotenza accompagnato da un'urgenza...dalla consapevolezza che bisogna muoversi, bisogna fare assolutamente qualcosa, il nostro destino è nelle nostre stesse mani e noi lo stiamo stritolando.
"L'Ultima Spiaggia" è un romanzo che ti spreme le lacrime dagli occhi, che colpisce con una serie di immagini e situazioni davvero forti, ma che lascia anche una morbida carezza.
 
19 Maggio 2015, 21:25:27Commento scritto da bibliotecario
Voto: 6.50
Nonostante riletto oggi risenta di tutte le ingenuità ed inesattezze tecniche dell'epoca in cui venne scritto, risulta ancora un ottimo romanzo, che descrive benissimo il senso di angoscia ed ineluttabilità della fine dell'umanità dopo un conflitto atomico. Lettura catartica.
 
18 Aprile 2015, 05:40:12Commento scritto da belvas
Voto: 8.50
Dopo aver letto i giudizi in rete ho acquistato questo libro, ed ho fatto male! :-) Alla fine viene quasi da piangere. E' un ulteriore capitolo dell' "equilibrio del terrore", come ho già scritto in altri casi ben rappresenta le ansie di allora, il mondo che piano piano svanisce, dopo un conflitto nucleare. L'autore non è uno scrittore, si capisce dalla descrizione esagerata che da dei dettagli tecnici, ottima la descrizione di una Ferrari oltre che del sottomarino, ma sopratutto che fornisce dell'Australia, non potrebbe essere altrimenti, non è un libro adatto a chi è depresso, sono serio. Non posso dare di più non conoscendo altre opere, non posso sapere se è il colpo di genio o talento effettivo.
 
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