Il secondo libro della saga della Terra Infranta, abbandona decisamente ogni accenno, per così dire "scientifico", per dedicarsi solo al fantasy. In ogni caso l'autrice risulta maestra del genere e sa come gestirlo e tenere viva l'attenzione dei suoi lettori. Se però nel primo libro avevo tentato di cercare una morale o perlomeno dei sottotesti, qui si deve rimanere concentrati sugli accadimenti dei protagonisti e delle genti del pianeta Immoto. Alcuni personaggi scompaiono, altri vengono introdotti (ben caratterizzati, come al solito). Così ci concentriamo su alcuni aspetti curiosi del racconto e dei suoi protagonisti. Per esempio ricorre spesso il termine Padre Terra (invece della nostra Madre Terra), che appare quasi come una divinità: mi viene da ridere pensando che una nota pseudogiornalista e pseudoscrittrice italiana vorrebbe che si parlasse di Matria anziché di Patria. Decisamente intriganti e fantasiosi sono i cosiddetti Mangiapietre e, per certi versi i Custodi. L'orogenesi è sempre il tema di fondo, ma qui appaiono gli obelischi (di zaffiro, di giada, di cristallo e di tutte le altre pietre dure o preziose). La loro funzione non è ancora del tutto chiara, ma già Nassun, figlia di Essun, sa già come farne buon uso. Infine appare il concetto di Luna, che credo sarà protagonista con Nassun del terzo libro del ciclo. |