26 Novembre 2021, 00:08:48Commento scritto da dargon10
Voto: 6.00
 
15 Ottobre 2018, 14:40:14Commento scritto da capricorno52
Voto: 7.50
Un grande scrittore John Wyndam  , ci intrattiene con una storia di genere catastrofico , coniugando il tema dell’ invasione aliena con gli oceani della Terra , che sono una sorta di universo parallelo reale e tangibile , su cui ancora oggi sappiamo poco.
L’ idea e l’ambientazione sono originali per i tempi di pubblicazione,  il 1953 , il romanzo è scritto in uno stile semplice ed asciutto , il coinvolgimento e l’ atmosfera d ‘ angosciante insicurezza   aumentano con il procedere della storia,  che presenta tutti gli ingredienti giusti : il mistero delle sfere di fuoco, le strane ed indefinite forme di vita aliene che hanno occupato la profondità degli abissi , l’insondabilità dei loro scopi , l’incapacità degli umani a valutare il pericolo, la catastrofe ambientale. Alla fine quando l’umanità è ormai in ginocchio , l’ individuazione del punto di debolezza permette di debellare definitivamente gli alieni.
Wyndam , anticipa un attuale e controverso  tema ambientale  , che riguarda i possibili sconvolgimenti  dovuti allo scioglimento dei ghiacci ed i conseguenti impatti ecologici sulla Terra e l’umanità , con un vivido realismo , considerato che è passato mezzo secolo dalla pubblicazione del romanzo, descrive le conseguenze delle inondazioni  sia sul territorio che sulla coesione sociale.
Buon romanzo,  da leggere.  
 
28 Ottobre 2016, 23:22:46Commento scritto da astrologo
Voto: 9.00
Uno dei migliori autori inglesi, a mio parere superiore di molto a Ballard e di poco inferiore a Clarke (ma spesso migliore), in questo romanzo traccia un invasione dovuta in buona parte alla noncuranza umana di cose ed avvenimenti che sembrano secondari...invece. L'ultima parte preconizza quello che ci stanno dicendo da vario tempo sullo scioglimento dei ghiacci polari...scusate se è poco. Romanzo da rivalutare...
 
13 Marzo 2015, 13:52:01Commento scritto da raffa
Voto: 6.00
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15 Novembre 2012, 15:31:27Commento scritto da Nova68
Voto: 6.00
Ci sono dei racconti, dei romanzi che possono essere paragonati ad una buona bottiglia di vino d'annata. Il vino, dopo che si è stappata la bottiglia con largo anticipo, si lascia decantare in modo che tutti i sentori, i profumi si possano poco a poco sprigionare nell'aria e successivamente rilasciare aromi al naso e sapori alla bocca. Come dicevo, alcuni scritti si comportano cosi', se pur datati, dopo una buona sedimetazione e "decantazione" letteraria, si progongono sempre freschi e pronti ad imbrigliare il lettore. Purtroppo non è il caso di questo romanzo di Wyndham. Troppo debole l'intreccio, alcuni passaggi trascritti senza sentimento (esempio le due righe puramente descrittive della morte del figlio, oppure la scomparsa dei due scenziati nella battisfera, anche in questo caso liquidata in due righe. Il pathos ? Due scene così di forte impatto emotivo avrebbero meritato maggiore considerazione. Forse la terza parte è la migliore, anche se il finale sbrigativo, consolatorio e troppo "happy ending" rovina il tutto. Anche in questo caso, un finale molto più incerto e oscuro, crepuscolare, sarebbe stato più appropriato. Nell'insieme sono rimasto deluso, anche se la prosa, fortunatamente risulta sempre scorrevole e di facile lettura. Voto 6 di pura stima, in attesa di leggere altre prove più convincenti
 
18 Agosto 2009, 08:55:40Commento scritto da crizzo
Voto: 7.00
Il risveglio dell'abisso di John Wyndham è un bel romanzo, con una trama avvincente, anche se molto prolisso in diversi punti; per chi ama Londra vi sono diversi richiami a strade e punti famosi della stessa, anche se in una situazione abbastanza inquietante e paradossale.
Ottima l'antologia di brevi racconti di scrittori italiani e anche il racconto di Asimov, "Roger o della gravità".
 
10 Aprile 2009, 16:18:47Commento scritto da maxpullo
Voto: 6.50
Devo ammettere che questo romanzo di genere "catastrofico" mi ha convinto assai poco.
Molto simile al Giorno dei Trifidi, questo libro di Wyndham, ne condivide sicuramente la drammaticità ed anche la strenua lotta degli uomini contro le inconcepibili e misteriose creature abissali che vogliono il predominio sul pianeta ricorda molto da vicino l'epopea dei superstiti contro i mostri vegetali. Tuttavia in questo romanzo tutto appare un po' troppo fiacco e l'idea iniziale, seppure ottima, si perde strada facendo.
Con trepidazione assistiamo all'aggressione all'umanità da parte di misteriosi esseri il cui habitat naturale è rappresentato dalle profondità abissali: dapprima essi si limitano a togliere all'uomo il predominio sul mare, affondando navi e rendendo insidiosi i trasporti, poi l'azione si sposta sulla terraferma e titanici macchinari iniziano a far strage di uomini per fini misteriosi. E' l'abisso che si risveglia e, anche quando gli attacchi sembrano finalmente respinti, c'è chi crede, a ragione, che la lotta per la sopravvivenza non sia finita.
L'accento principale del romanzo, più che sulla battaglia, sembra posto sulla cieca ottusità dei governi della Terra, incapaci di reagire in modo efficace all'assalto e soprattutto colpevoli di sottovalutare l'entità del pericolo e di ignorare la profetica voce del professor Bocker, unico scienziato in tutto il pianeta a rendersi conto della gravità della situazione.
La terza fase dell'attacco è la più tremenda ed anche quella che fa guadagnare diversi punti al romanzo: le creature abissali, infatti, come arma estrema ricorreranno allo scioglimento dei ghiacciai ed il conseguente innalzamento dei mari, previsto dall'inascoltato professor Bocker (nemo propheta in patria), coglierà tutti impreparati e metterà l'umanità sull'orlo della rovina.
La soluzione finale al problema è quasi degna de "La guerra dei mondi", davvero sconvolgente nella sua banalità.
A favore del romanzo depongono sicuramente sia l'originalità dell'idea di ambientare una minaccia nel più misterioso elemento delle Terra, nelle inesplorate e inabitabili profondità oceaniche, che la capacità dell'autore di risvegliare una delle più ataviche paure dell'uomo, quella del "diluvio universale", concependo già nel 1954 una trama che da corpo ad una delle più drammatiche paure "ecologiche" dei nostri giorni e cioè lo scioglimento delle calotte polari.
L'assenza di una descrizione dei misteriosi esseri non è tanto una mancanza quanto a mio avviso un pregio che alimenta il mistero di questa vicenda, ma l'eccessiva lunghezza di alcune sequenze e la banalità del finale rovinano l'effetto complessivo e rendono il romanzo molto inferiore alle attese.
 
26 Aprile 2008, 17:04:25Commento scritto da lonewalker
Voto: 7.00
Anche per me è stato il primo Urania (di Wyndham però) che ho letto e non mi è dispiaciuto.... anche se, devo essere onesto, l'ho comprato (in edizione originale, quindi il mitico n. 35) solo perchè alla fine c'era un racconto del mio Richard Matheson "lettere al direttore"......non dico altro.
 
26 Aprile 2008, 12:30:38Commento scritto da grifone58
Voto: 8.00
Forse perché è il primo Urania che ho letto, lo reputo indimenticabile
 
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