29 Dicembre 2021, 15:55:01Commento scritto da Klaatu
Voto: 8.50
Si tratta di un nuovo capitolo del ciclo Hainita di Ursula K. Le Guin, quello di impronta forse più politica, in cui le analisi antropologiche care alla Le Guin si rivolgono ad una dimensione più orientata alle problematiche politico-sociali. Possiamo nel libro vedere anche un tentativo di contrapposizione, quasi manichea all’inizio, tra una società del Male (Anarres, chiaramente capitalistica) e un’altra del Bene, quasi arcadica e naturale, dove gli altri, quelli di Urras, hanno edificato una società che forse potremmo definire un socialismo dal volto umano. La contrapposizione non è però così stabile come sembra; inevitabilmente si scopre che il Bene è anch’esso inquinato dalle stesse pulsioni umane di desiderio, da parte di alcuni, di dominio e controllo, ma che soprattutto non basta a garantire la felicità e può autosostentarsi a patto di evitare il contatto e il confronto con altre società e altre idee. Dall’altro lato il Male può invece essere portatore di benessere e felicità, sempre però a patto che non si scavi troppo a fondo alla ricerca della verità, e non ci si domandi mai chi è che paga, e come lo paghi, il prezzo per il benessere della minoranza privilegiata.
La presenza dell’Ekumene non è essenziale nell’economia del romanzo, anche se necessaria alla conclusione della storia, e questo romanzo pur nella sua pregevolezza è il meno indispensabile al più volte citato quadro di storia galattica di cui fa parte; le premesse, la scoperta e l’arrivo della crisi è infatti puramente endogena, senza la necessità della presenza di alcun demiurgo. Resta in definitiva la lettura di un ottimo romanzo, con problematiche un po’ datate ma non ancora superate dalle ideologie politiche attuali e tale da meritare un consiglio di lettura.
 
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