24 Settembre 2019, 13:55:23Commento scritto da Free Will
Voto: 7.50
Il secondo libro della "trilogia" Divergent ovviamente è uguale nello stile di scrittura al primo, e la storia, con tutti gli eventi drammatici, appare come un pretesto per tracciare il solito passaggio di iniziazione degli adolescenti, verso una società che naturalmente appare distante e perfino distopica. Se nel primo libro il dramma era all'ordine del giorno, nel secondo è il filo rosso dall'inizio alla fine, con episodi tragici e disperati. La nostra eroina Beatrice/Tris somiglia sempre al Thomas del ciclo del labirinto (Maze Runner) ed anche a Katniss Everdeen del ciclo della fame (Hunger Games): c'è sempre una distanza apparentemente incolmabile fra il mondo degli adolescenti che aspirano a qualcosa di più, e quello degli adulti che ne rimarcano il distacco in maniera incomprensibile. A questo punto della storia si comincia a capire che la città-stato divisa in fazioni in lotta fra loro (nonostante siano nate con caratteristiche che, sulla carta, appaiono come perfette e perfettamente integrate e complementari), in realtà nasconde qualcosa di diverso dalle apparenze. La verità verrà svelata nel terzo romanzo della saga.  
 
Utenti cui piace il libro
Utenti cui non piace il libro