Riprendo il commento che ho lasciato nel database per aprire una discussione su questo apocrifo.


Citazione:

E' il primo numero della collana. Personalmente mi sarei aspettato (e forse mi sarebbe piaciuto anche più) qualcosa di più tradizionale ad ambientazione londinese. Il romanzo invece è decisamente ambizioso, ma temo che nella sua ambizione a farne le spese è proprio Holmes, ridotto, a mio giudizio, a personaggio secondario. Watson è, invece, più protagonista che mai e ci accompagna in quest'avventura in cui la veridicità del contesto storico e la verosimiglianza del quadro diplomatico descritto rappresentano i punti di forza. Si tratta davvero di un'avventura, piuttosto che un giallo, in cui Phil Growick si dimostra abile narratore, mascherato da un Watson quasi autentico. I personaggi sono cresciuti, potremmo dire anzianotti e hanno subito una metamorfosi caratteriale plausibile e coerente con l'avanzare dell'età. Abbiamo un Holmes più sentimentale, sempre ossessionato da ogni enigma, ma più orientato verso quelli che sono i normali rapporti umani.nIn conclusione il romanzo mi è sì piaciuto, ma ho trovato eccessivamente flebile la componente gialla e questo ha leggermente appesantito la lettura. Se aggiungiamo che Holmes compare decisamente meno ed è poco incisivo sull'esito della trama si può arrivare a un voto certamente sopra la sufficienza.

Non credo di aver spoilerato nulla, quindi veniamo a noi. Innanzitutto mi rivolgo a chi ha letto questo apocrifo e chiedervi se vi è piaciuto. Poi volevo chiedervi se avete notizie sulla biografia dell'autore, Phil Growick, che Mondadori ha ben pensato di non inserire nel primo volume. Sapete se la carriera di questo scrittore ha visto altri apocrifi? O se ne sono in progetto altri?

Io prima di questo avevo letto solo altri due apocrifi, ma devo dire di averli trovati maggiormente interessanti. Ricordo con piacere un numero pubblicato un anno fa, o poco più, nella collana Giallo Mondadori: Lo Squartatore di Chilford. In quel libro era maggiormente accentuata la parte gialla, mentre nel primo numero di questa nuova collana è quasi del tutto assente in favore di una maggiore dominanza dell'elemento politico-avventuroso. Come libro a sè stante mi è sembrato più che buono. Inquadrato nel mito Sherlockiano perde probabilmente le sue qualità. Ho letto da qualche parte che esiste un seguito scritto dall'autore che dovrebbe colmare alcune situazioni lasciate in sospeso nel libro.