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Home Forum | La Fantascienza e gli altri generi... | Autori di Fantascienza | Discussione: David Guy Compton «prec succ»
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  Autore  Discussione: David Guy Compton  (letto 1542 volte)
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David Guy Compton
« data: 07 Giugno 2012, 23:03:04 »
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Chi conosce David G. Compton?
Pochissimi a quanto pare, visto che su Wikipedia manca addirittura la scheda su di lui in lingua italiana per cui dovete accontentarvi di quella in inglese che trovate qui e dei contributi a questo thread che spero arriveranno.
La sua "fortuna" in Italia è legata soprattutto alle sue apparizioni sulle pagine di Galassia di cui ebbe il singlare onore di firmare proprio l'ultimo numero con il profetico "E scese la morte", ma non manca una uscita anche sulle pagine di Urania durante l'epoca Lippi al numero 1295 con "Terra di nessuno".
E' certamente presto per me per emettere un giudizio complessivo sull'autore, eppure, dopo aver letto due soli libri mi sento già di sbilanciarmi favorevolmente nei suoi confronti, soprattutto per il suo stile particolarmente coinvolgente in grado di rendere tangibili gli stati allucinatori, le angosce e la follia dei suoi personaggi, immancabilmente coinvolti in drammi che finiscono per travolgere del tutto la loro esistenza, portandoli a compiere azioni tremende e lascindoli in bilico sull'orlo della follia.
La fantascienza rappresenta - IMHO - solo una minima parte delle storie di Compton, quasi un pretesto per proporre trame quasi interamente incentrate sul dramma e sulla psicologia dei protagonisti, messi di fronte a scelte e situazioni estreme.
E se "Synthajoy" non mi aveva del tutto convinto, la lettura di "E scese la morte" mi ha davvero conquistato.
Riporto qui le mie impressioni di lettura di entrambi i libri, sperando in altri e meglio strutturati contributi.


Il lettore di fantascienza, abituato certamente a ben altro, sorriderà all'idea di un apparato in grado registrare l'intero tracciato sensoriale del cervello umano per poterlo successivamente replicare a scopo terapeutico o ludico.
Ma se, come Compton, arriviamo ad immaginare un impiego diverso da quello della semplice registrazione/riproduzione di un tracciato di una singola emozione ed ipotizziamo la possibilità di creare un mix di diverse emozioni/sensazioni ecco allora che il sorriso si attenua già un po'.
Se poi, come Compton, scegliamo di raccontare la storia di questa straordinaria e rivoluzionaria invenzione, non già cronologicamente ed in modo lineare, ma per voce della moglie dell'inventore, ricoverata in una clinica psichiatrica e sospettata dell'omicidio del marito a causa degli effetti dell'apparato di cui sopra, ecco che tutta la vicenda ci appare sotto una luce completamente diversa e la banale storia di una invenzione che si rivolge contro il suo creatore, diventa una vicenda a fosche tinte, allucinata e quasi impossibile da districare per capire quale sia la verità.
Certo, per poter comprendere la vicenda bisogna superare gli ostacoli di una lettura resa difficoltosa dall'alternarsi di flashback, riflessioni, ricordi e di un flusso di coscienza non sempre lineare e continuo, ma ne vale la pena.
Al di là di queste considerazioni, l'unico grande torto di Compton è, a mio avviso, quello di lasciar solo immaginare il mostruoso mondo allucinatorio che il Synthajoy è in grado di provocare sul cervello umano, senza neppure tentare di raccontarcelo. Ho trovato poi molto semplicistica l'analisi sociologica dell'invenzione e la sua quasi scontata evoluzione da Sensonastro a Sessonastro: una evoluzione prevedibile e scontata, ma proprio per questo anche assai convincente e realistica, una trovata, insomma, che non necessita di alcuna bravura da parte dell'autore.
In definitiva non mi sento di sbilanciarmi troppo nella valutazione anche se penso che questo sia davvero un buon libro.


Sublime, maestoso, triste come la fine della speranza e crudele come le leggi della natura, questo romanzo di David Guy Compton, la mia seconda esperienza di lettura con questo autore, assume i toni indimenticabili del capolavoro vero.
C'è poca fantascienza in questa sua tremenda distopia il cui titolo beffardo sembra preludere a quella che sarà la fine dell'esperienza editoriale della collana Galassia, ma ugualmente vale la pena leggerla perchè si tratta di un libro struggente, magnificamente scritto e tutto da vivere ed assaporare.
Personalmente l'ho trovato assai più convincente di "Synthajoy", romanzo con cui esso condivide una trama oscura ed una vicenda molto poco gradevole; sarà stata la passata esperienza, sarà stata una maggiore attenzione da parte mia, ma devo dire che questo "E scese la morte" mi ha coinvolto sin da subito e mi ha tenuto avvinto fino al finale prevedibile, ma niente affatto scontato.
Libri così appassionati, ricchi di sentimento e di analisi della psicologia umana di fronte a scelte terribili ce ne sono pochi.
Ne consiglio la lettura senza alcun dubbio.
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Re:David Guy Compton
« Rispondi #1 data: 07 Giugno 2012, 23:59:46 »
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Eccomi,

rimpiango da tempo l'assenza di David G. Compton dalle nostre edicole /librerie, mi è sempre piaciuto molto, in particolare, i suoi due romanzi migliori usciti in Italia, a parer mio, sono " I Missionari " e " L'occhio insonne " da cui Bertrand Tavernier trasse La Morte in Diretta

Caro Maxpullo, forse il tuo gusto è scalato su di un altro piano, vale a dire che hai cominciato ad apprezare  la fantascienza con toni intimistici ( qualcosa mi dice che c'entrino le due frugolette ), genere, se così lo vogliamo chiamare, in cui hanno sempre eccelso molti scrittori di origine inglese, penso che potresti provare, in ordine sparso :

KEITH ROBERTS
CHIRSTOPHER PRIEST
JOHN CHRISTOPHER
MICHEAL G. CONEY
EDMUND COOPER

certo li conoscerai già, ma magari ti ci riavvicinerai con un' ottica diversa.
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