Sto notando da un po' di tempo che i romanzi hanno la tendenza a diventare lunghi, a me fanno piacere i romanzi lunghi, ma a condizione che siano per cosi dire "di sostanza" questo non accade sempre, ci sono romanzi che si dilungano eccessivamente in particolari secondari, e per cosi dire allungando il brodo, spesso questo fa perdere di qualità al libro, ora la mia domanda è questa, e una questione economica come nell'800 quando Hugo (Victor) usava la balbuzie di un personaggio per tirare in lungo perché era pagato a parola, oppure perché certi autori sono logorroici e devono sfogare in qualche modo la loro brama di parole'  

Una volta i romanzi Pulp dovevano entrare obbligatoriamente in un numero di pagine ben definito e di norma pure basso, per rientrare in un prezzo di vendita accessibile alla classi più povere della società.
Da ciò derivano i romanzi tagliati e la foliazione dei Romanzi tutte uguali o quasi, dei primi Urania, Galassia, Cosmo, solo per citare i maggiori in Italia.
Col tempo e con l'aumentare dell'importanza del genere Fantascienza, Giallo e Horror, con pubblicazioni costanti anche in libreria i romanzi sono "Cresciuti" perchè gli autori non hanno più dovuto sottostare a regole fisse di lunghezza dei propri scritti.
E' un bene? è un male?
Non credo si possa generalizzare, dipende.
Visto che è stata precedentemente citata, adoro i lunghi romanzi della Willis, che mi fanno cosi amare i personaggi e le ambientazioni.
Mentre ho trovato Proiettili lenti il peggior romanzo da me letto di Reynolds, ed anche il più breve.

Citazione da: ciccio il 24 Agosto 2021, 14:16:17

E' vero che per molti libri la bellezza non dipende dalla lunghezza, anzi alcuni vorresti che non finissero mai. ci sono autori di cui potrei leggere la preparazione di pranzo completo, compresa la fase di digestione e non mi annoierebbe minimamente, però, però alcuni non hanno questa capacità, e potrebbero creare opere degne se solo imparassero a limitarsi un pò.

Concordo pienamente.